Continuiamo il nostro viaggio tra le “Rive”, sugli impervi pendii dove i nostri soci viticoltori praticano da sempre una viticoltura “eroica”. Ci spostiamo dalla frazione di San Pietro di Barbozza a quella di Santo Stefano.
La distanza non è grande, ma le differenze in termini di terroirs si riflettono in modo percettibile sui frutti e sul vino. Il suolo è ricco di marne composte da carbonato di calcio e magnesio che gli conferiscono un colore più giallastro. Questi suoli permettono alle radici della vite di penetrare a fondo, fin a raggiungere la roccia madre.
L’altitudine varia dai 250 ai 300 metri sul livello del mare. Se proviamo ad immaginare il territorio, dobbiamo pensarlo come un susseguirsi di onde che vanno a delineare i rilievi che scendono da nord a sud per andare ad occupare tutte le esposizioni in un modo completo ed emozionante.
Il microclima di questa Riva ha temperature medie più alte e questo favorisce una maggior maturazione dei grappoli.
C’è poi un’escursione termica tra il giorno e la notte molto più accentuata rispetto alla Riva di San Pietro, a causa dell’aria fredda che scende dai fianchi del Monte Cesen che, con i suoi 1570 metri di altitudine, sovrasta Valdobbiadene.
Clima e suolo danno uva di alta qualità con grappoli mediamente più grandi rispetto alla media di altre zone, favorendo così anche una buona quantità nelle annate migliori.
Ne nascono vini con note di frutta matura (pera, pesca, albicocca) e una persistente eleganza retrolfattiva. Ed è per questo motivo che abbiamo scelto di mantenere gli zuccheri molto bassi a 2gr Lt dando così vita a un Extra Brut.
Come il nostro RIVE DI SANTO STEFANO Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Extra Brut.
Al naso si distingue per le note agrumate, di fiori bianchi e mela verde. In bocca, sebbene il residuo zuccherino sia minimo, è equilibrato e molto piacevole e ha proprio quella persistenza di cui parlavamo prima.
Potete abbinarlo ad antipasti e primi piatti, oppure utilizzarlo per semplici brindisi.