Miti da sfatare, alcune fonti di confusione tra Brut e Extra Dry
Prima di fare il punto in merito alla differenza tra Brut e Extra Dry, è bene approfondire su alcune inesattezze. Può capitare che qualcuno vanti le qualità del “metodo Brut”, non esiste nulla di più errato. Questo stile di vinificazione non esiste. La spumantizzazione segue il metodo Charmat (precedentemente conosciuto anche come metodo Martinotti). Un altro errore è lasciarsi confondere: se si parla di Extra Dry, si intende un vino dal contenuto zuccherino maggiore rispetto al Brut, quindi più amabile e dolce.
Brut e extra dry, quando preferirli?
La differenza tra Prosecco Brut ed Extra Dry riguarda il contenuto di zucchero. È bene non cadere nel classico tranello tra Dry ed Extra Dry, dove ci si può confonde nell'ordine. Va considerato anche un'ulteriore tipologia, sempre più apprezzata da intenditori e palati esigenti: la tipologia Extra Brut. Nella scala del gradiente di zucchero residuo, a partire dal meno zuccherino si segue l’ordine:
- Extra Brut;
- Brut;
- Extra Dry;
- Dry.
Il Brut vanta un sapore pieno e note leggermente fruttate, lo si apprezza con:
- antipasti;
- primi piatti;
- carni bianche o pesce;
- formaggi non secchi.
La dicitura Extra Dry descrive un sapore più morbido in virtù del maggior contenuto zuccherino. L’accostamento è quindi più affine all'abbinamento di dolci e dessert, ma anche in molti casi per un brindisi in aperitivo.